

Consapevole con questo blog di non avvalermi del decimo diritto del lettore di Pennac – «il diritto di tacere» su quanto si legge – non posso fare a meno di riconoscermi appieno nell’«animale che racconta storie», come Jonathan Gottschall ha definito l’uomo, e di sentirmi in ogni cellula «creatur[a] di un reame immaginario chiamato l’Isola che non c’è».
Del resto, non manca di dirci lo stesso Pennac, «amare vuol dire […] far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo». Ed è un po’ con questo spirito che nasce Malivresse: condividere, esprimere, tenere traccia, lasciare tracce.
Tra le righe di questo blog, attraverso i libri traspare un po’, inevitabilmente, anche di me. Se è vero, infatti, che in ogni storia vi è qualcosa di universale, non possiamo che concordare con Proust che «ogni lettore, quando legge, legge se stesso». Lo ritiene anche Calvino che «la lettura è un rapporto […] col nostro mondo interiore attraverso il mondo che il libro ci apre». E «ci colpiscono degli altri», rimarca Pavese, «le parole che risuonano in una zona già nostra».
Pierre Bayard sostiene, persino, che «parlare di sé attraverso i libri» è «il solo modo, probabilmente, di parlarne bene»!
Su di me, credo basti dire che ho avuto il privilegio di nascere in una città unica, Siena, e di abitare le sue Crete straordinarie, il mio amore per le quali trova sintesi perfetta nei versi di Luzi:
Passata Siena, passato il ponte d’Arbia
è lei, terra di luce
che sempre, anche lontano,
inseparabilmente mi accompagna.
Oltre a Jane Austen e alle sorelle Brontë, che nella prima adolescenza (insieme ad altri classici inglesi) mi hanno iniziata alla letteratura, tra gli autori che più leggo, conosco e/o apprezzo: Kate Chopin (sulla cui opera ho scritto una delle mie tesi di laurea), Gaston Leroux (di cui ho tradotto integralmente per un progetto passato Le fantôme de l’Opéra), Elisabeth Von Arnim, Stefan Zweig, Italo Calvino (con il quale condivido, anche se all’inverso, il dato biografico “Siena 1985”, essendo venuto a mancare nella mia città a un mese e mezzo dalla mia nascita), Alan Bennett, Paola Mastrocola, Eric Emmanuel Schmitt, solo per citarne alcuni. Ho, inoltre, una certa affinità con la narrativa giapponese.
Come lettrice mi colloco comunque – tornando a Pennac – tra «quelli che leggono di tutto, quelli “che divorano libri” e gli brillano gli occhi».
I libri li prediligo cartacei. Oltre ai libri, colleziono macchine da scrivere vintage.
Malivresse ha preso concretamente forma nel periodo Covid-19. In un momento di breaking point anche personale, i libri sono stati una mascherina: mi hanno protetta dal virus dei brutti pensieri. Per questo ho creato gli hashtag #librimascherina e #controilvirusdeibruttipensieri.
