LE RICETTE DELLA SIGNORA TOKUE di Durian Sukegawa

«DIVENTARE COME DEI POETI ERA L’UNICO MODO DI VIVERE PER NOI»
«A guardare la realtà così com’era, veniva voglia di morire. L’unica soluzione per oltrepassare la siepe era vivere come se l’avessimo già fatto»
Romanzo di grande delicatezza e poesia, Le ricette della signora Tokue è sensibile e profondo quanto la sua co-protagonista femminile: un’anziana tenace e commovente che, pur avendo conosciuto la sofferenza di malattia e segregazione, è capace di superare le barriere e di trovare un senso all’esistenza.
Immaginate di avere quattordici anni e, affetti da una delle malattie più spaventose nell’immaginario comune, essere d’improvviso strappati alla famiglia, per trascorrere la vita da reclusi in un sanatorio, con la terribile prospettiva di perenne isolamento e degenerazione dei sintomi.
In simili frangenti, è pressoché impossibile non cedere allo scoramento. Eppure, la quattordicenne Tokue, comprende una sera che «siamo nati per guardare e ascoltare il mondo», consapevolezza che le dona un modo diverso di considerare la propria condizione: anche la sua venuta al mondo, così come quella degli altri sofferenti, le appare malgrado tutto dotata di un senso.
La pasticceria assume un ruolo cardine nel fronteggiare le contingenze:
Ecco perché facevo i dolci: per nutrire tutte le persone che avevano accumulato lacrime. E così anche io sono riuscita a vivere.
La strada della signora Tokue interseca quella di un altro personaggio che ha conosciuto reclusione e pensieri suicidi: il narratore Sentarō, il quale si sente un completo perdente e uno straccio d’uomo, e lavora suo malgrado in una bottega di dolci tradizionali giapponesi.
Forse più che buttar via i dorayaki malriusciti avrebbe dovuto buttar via se stesso nel bidone dei rifiuti ingombranti. Magari prima o poi l’avrebbe fatto, sull’impulso del momento. A volte ci pensava.
Nello sguardo di Sentarō, una Tokue ormai anziana e libera riconosce un’afflizione in qualche modo simile alla propria:
E poi l’ho vista, signor principale. Ho visto il suo volto. I suoi occhi sembravano così tristi. Il suo sguardo faceva venire voglia di chiederle cosa la facesse soffrire tanto. Erano i miei occhi di un tempo.
Nei confronti di Sentarō, nella cui attività Yoshii Tokue s’insinua con ostinata e dolce perseveranza, la donna si fa depositaria d’insegnamenti preziosi, non solo materiali.
Convinta che «tutte le cose del mondo hanno il dono della parola» e che «solo ad ascoltarle ci si riempie il cuore», Tokue ha fiducia che «qualsiasi siano i nostri sogni, prima o poi troveremo per forza ciò che cerchiamo». La chiave? «Essere all’ascolto», sentire «la voce di ciò che non ha voce».
A suon dei «trovi la sua strada!» e «la prego, non si arrenda» della signora Yoshii, la vita di Sentarō, da «un’esistenza simile a un campo di macerie», sembra intravedere una rotta diversa.
E Sentarō si rende conto che «se non avesse raccolto il testimone di Tokue al più presto, tutta quella sapienza in materia di pasticceria sarebbe scomparsa da questo mondo». Una sapienza che «era anche la testimonianza del passaggio sulla terra di una donna chiamata Yoshii Tokue», da onorare e non lasciar disperdere invano.
Un inno lieve ma incisivo alla voce delle cose, alla fiducia, alla bellezza del mondo e al senso della vita, anche in mezzo al dolore; al ricercarli sempre, a dispetto di tutto.
La traduzione del testo è di Laura Testaverde.
Dal romanzo è stato tratto un film nel 2015, diretto da Naomi Kawase (titolo italiano: Le ricette della signora Toku).
POST SCRIPTUM
I fagioli azuki con cui vengono preparati i tipici dolci giapponesi dorayaki ho voluto provarli e, nel cuocerli, ho pensato alla signora Tokue. Seguendone i dettami, ho cercato di «immaginare i giorni di pioggia e i giorni di sole che hanno vissuto» e ho provato ad «ascoltare la storia del loro viaggio, dei venti che li hanno portati fino a noi».
Adottando «questa sensibilità che dà voce a tutte le cose», anche la più infinitesima può, in effetti, apparirci sotto un’altra luce.
TITOLO: Le ricette della signora Tokue
AUTORE: Durian Sukegawa
EDITORE: Einaudi
COLLANA: Super ET
ANNO: 2018
PAGINE: 184
TRADUZIONE: Laura Testaverde