L’ASSEMBLEA DEGLI ANIMALI di Filelfo

«LA SPECIE UMANA NON DOVEVA PERIRE, MA IMPARARE DA UNA LUNGA PENA»
«Qual è la funzione sociale del romanzo?» si interroga Tim Parks in Di che cosa parliamo quando parliamo di libri: «argomenti di discussione comuni. Qualcosa di complesso da poter condividere». Senza, tuttavia, tralasciare che «molti scrittori che cercano di proposito di catalizzare la conversazione romanzando problemi di attualità già al centro del dibattito pubblico spesso falliscono miseramente».
Non siamo qui di fronte a un romanzo – piuttosto a una favola morale contemporanea – ma mi auguro, a ogni buon conto, che L’assemblea degli animali di tal Filelfo, apparso prima su Robinson e pubblicato in seguito da Einaudi nella collana Stile Libero Big, sia destinato a rimanere un degno caso editoriale.
Certo, la delicatezza dell’argomento non mancherà di dividere gli animi e sollevare dibattiti. Ma la sfida di quest’opera è farci considerare da un’altra prospettiva la questione più stringente del nostro presente:
E se il Covid-19 fosse un rimedio doloroso, ma ecologisticamente necessario?
Un rimedio contro cosa? Contro il crimine dell’uomo «verso la sacralità della terra»; contro le empietà perpetrate da homo sapiens a danno degli altri animali.
Su un muro era comparsa la scritta: «Il virus è il vaccino e noi siamo il virus della natura».
Prendendo, infatti, le mosse dal «grande olocausto australiano» del 2019-2020, il virus viene concepito come una «guerra santa all’uomo» – il quale ha abbandonato «l’amore della natura» – tramite un indovinato espediente che concilia re del cielo e re della terra, suggerito – e questa è un’altra argutezza – dall’animale più reietto, il notorio «appestatore dell’umanità», che ricorre al suo consimile con le ali… per l’appunto nell’Anno cinese del Topo.
Si potrà dissentire, ma nulla mi è parso forzatamente artefatto in L’assemblea degli animali, bensì armonicamente intrecciato, connesso, concatenato; fluidamente orchestrato. E anche gli innumerevoli ed eterogenei rimandi, citazioni e liberi adattamenti di cui il testo è magistralmente intessuto – la maggior parte dei quali esplicitati in appendice, altri sottintesi; tratti da fonti bibliche, omeriche, classiche, mitologiche e dai più grandi autori dei secoli passati (nonché da Bambi, Hitchcock o canzoni) – non si propongono come puro sfoggio da erudito.
Del resto, «i giusti», i «filelfi», tra gli uomini ci sono sempre stati; l’autore non ha fatto “altro” che spargere «come tracce in un sentiero del bosco le parole di tanti di loro che si sono susseguiti nei secoli». Adesso sta a noi essere filelfi: «estin[guere] il germe della dimenticanza» – mediante la dura lezione di un altro germe – e «ridest[are] la reminescenza» del nostro appartenere all’«unica grande anima del mondo». Pena l’auto-estinzione.
«“Pathei mathos”, dicevano gli antenati: il dolore è maestro.» Tutti noi siamo responsabili della prossima favola: l’autore ha dato voce a questa e ci porge il testimone; ciascun lo raccolga.
Uno scritto innegabilmente colto, denso, ricchissimo, che invita a più di una lettura attardata e attenta, per cogliere appieno stile mirabile, richiami, immagini di quarantena fin troppo vivide e presenti, e apprezzare la poeticità o lirica bellezza di svariati passi – tra tutti, l’apparizione e l’oracolo della balena, il tentativo di avvertimento del corvo, la leggenda sugli alleati degli uomini (di cui l’autore dà prova di essere gran conoscitore), il commovente rapporto cane-padrone, le bestie astrali.
Un’opera brillante, dall’orditura acuta e accurata, che senz’altro si confà a lettori forti, ma che potrebbe essere proposta anche nelle scuole, data l’urgenza del tema.
Un notevolissimo lavoro, che induce a desiderare di conoscere l’identità non svelata dell’autore, per quanto si definisca, nella bandella, il «nessuno che sono».
TITOLO: L’assemblea degli animali. Una favola selvaggia
AUTORE: Filelfo
EDITORE: Einaudi
COLLANA: Stile Libero Big
ANNO: 2020
PAGINE: 176