“EFFETTO CARVER”: libri che lasciano in silenzio

Raymond Carver sostiene che «quando si finisce di leggere un bellissimo racconto e si mette via il libro, ci si dovrebbe fermare un momento, come per riprendersi. […] La migliore narrativa […] dovrebbe provocare una reazione del genere. Dovrebbe lasciare un’impressione tale che l’opera, come suggeriva Hemingway, diventi parte dell’esperienza del lettore. Altrimenti, sul serio, perché mai si dovrebbe chiedere alla gente di leggerla?


Se siamo fortunati, tanto come scrittori che come lettori, finiremo l’ultimo paio di righe di un racconto e resteremo poi seduti un momento o due in silenzio. Idealmente ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari i nostri cuori e i nostri intelletti avranno fatto un passo o due in avanti rispetto a dove erano prima. La temperatura del nostro corpo sarà salita, o scesa, di un grado» (Il mestiere di scrivere).


Riporto qui di seguito alcuni libri che, in momenti diversi della mia vita, e per ragioni diverse, hanno avuto su di me quello che amo definire l'”effetto Carver”.


  • Non Lasciarmi, Kazuo Ishiguro
  • Se i gatti scomparissero dal mondo, Kawamura Genki
  • Venivamo tutte per mare, Julie Otsuka
  • Una barca nel bosco, Paola Mastrocola
  • Le luci nelle case degli altri, Chiara Gamberale
  • Circe, Madeline Miller
  • Come fermare il tempo, Matt Haig